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Ecosistemi in Europa

Il Report n.3/2016 dell’Agenzia europea per l’ambiente fornisce la mappatura geografica della diversità degli ecosistemi nel paesaggio europeo redatta con lo scopo di individuare i trend evolutivi (land use change) nell’utilizzo delle risorse territoriali e le conseguenze sull’integrità ecologica degli ecosistemi naturali.

La carta degli ecosistemi riportata in fig. 3 fornisce una prima panoramica della loro distribuzione in Europa e nello specifico in ogni Stato membro, nonchè una propsettiva sullo stato di protezione attivato.

In generale, sebbene con specifiche differenze tra le diverse zone biogeografiche, l’ecosistem apiù diffuso p rappresentato dalle foreste e da zone boscate (40%) di cui tuttavia solo il 4% sono sotto regime protezionistico e conservano uno status naturale integro.

A pascoli e coltivazioni è dedicato il 45% dell’intero territorio europeo, a cui aggiungere il 5% di superficie occupata da aree urbane e industriali.

Fig. 7 Mappa degli ecosistemi europei
Fonte: Millenium Ecosystem Assessment-EEA

La Figura n. 7 mostra che le aree urbane hanno gradualmente occupato le aree naturali e i terreni coltivati, portando ad un'elevata discontinuità nella rete ecologica e quindi ad una vera e propria frammentazione dell'ecosistema.

Nel rapporto n. 2/2011, “Frammentazione del Paesaggio in Europa” pubblicato dall'Agenzia Europea dell'Ambiente, il fenomeno della frammentazione del paesaggio è definito come “il risultato della trasformazione di estesi appezzamenti di terreno in frammenti di habitat più isolati. Il processo risulta maggiormente evidente nelle regioni urbanizzate o intensamente sfruttate in altro modo, dove la frammentazione è il prodotto del collegamento di aree edificate tramite infrastrutture lineari, come strade e ferrovie (e.g. Saunders et al., 1991; Forman 1995).”

L'espansione delle aree urbane – a danno di foreste, zone umide e pascoli – sta progressivamente riducendo la dimensione degli habitat, ovvero la “casa” di molte specie che tendono a migrare o addirittura a sparire dall'ambiente a causa della pressione antropica. Cespugli, corsi d'acqua e fasce forestali rappresentano una sorta di “corridoio ecologico” che facilita la migrazione della fauna selvatica.

La prime conseguenze della dispersione ecologica sono la distruzione della catena alimentare e il conseguente indebolimento delle reti ecologiche, la riduzione della capacità di resilienza e resistenza al degrado ambientale della flora e della fauna e, più in generale, le ripercussioni sui servizi ecosistemici.

I recenti rapporti intitolati “ Il mercato delle opere stradali nell'Europa centrale 2010: previsioni di sviluppo e investimenti pianificati” (publicazioni PMR, 2010) e “Dispiegamento della rete di trasporti transeuropea (TEN-T)” (Commissione Europea, 2010a) hanno presentato stime secondo le quali il mercato delle opere stradali in Europa centrale e orientale crescerà ad un interesse nominale medio del 5% negli anni 2010-2015. Per esempio, la Polonia eserciterà l'influenza più forte sul mercato delle opere stradali rappresentando il 40% del valore di mercato a causa dei considerevoli investimenti nelle autostrade, senza precedenti nella storia polacca.

Inoltre tra il 2010 e il 2013, 1700 km di nuove autostrade sono state costruite nei cinque paesi aggiunti di recente all'Unione Europea: Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Romania e Slovacchia. Queste tendenze nel cambiamento del paesaggio minacciano molta fauna selvatica a causa del collegamento ridotto tra i restanti frammenti di habitat (e.g. Marzluff et al., 2001; Forman et al., 2003).

Fig. 8 L'impatto della costruzione delle strade sulla frammentazione dell'ecosistema
Fonte: Millenium Ecosystem Assessment-EEA

Le zone di habitat vengono frammentate, sono ridotte in numero e rimangono sempre più isolate. Oltre alla perdita diretta di habitat insieme alle infrastrutture lineari (aree occupate dalle infrastrutture), una quantità ancora più elevata di habitat centrale è andato perso per via di effetti marginali. In frammenti di habitat più piccoli vengono a mancare specie fondamentali, il che contribuisce alla perdita di biodiversità in molti paesi industrializzati. Molte specie necessitano di poter accedere a diversi tipi di habitat per poter completare il proprio ciclo di vita. Le strade incrementano anche la possibilità per l'essere umano di accedere agli habitat naturali e facilitare la diffusione di specie invasive, riducendo la variabilità genetica (Forman and Alexander, 1998; IUCN, 2001).

La frammentazione del paesaggio è una delle principali cause del rapido declino di molta fauna selvatica. Per questa ragione è molto utile costruire corridoi ecologici per gli spostamenti degli animali.

Fig. 9 Illustrazione della perdita di habitat centrale (o habitat interno) provocata dalla costruzione di strade che taglia una zona di habitat
Fonte: Fragmentation Ecosystem Report - EEA

Non solo l'intensificazione della rete stradale, ma anche l'urbanizzazione selvaggia è uno dei maggiori fattori di frammentazione. L'occupazione di terreni come risultato dell'espansione di aree residenziali e cantieri edili è la causa principale dell'aumento della copertura urbana in Europa.

Le zone agricole e, in misura minore, foreste e aree naturali e semi-naturali stanno sparendo, lasciando il posto allo sviluppo di superfici artificiali.

Tra il 2006 e il 2012 l'occupazione annuale di terreni nei paesi europei stimata nel progetto Corine “Land Cover 2012” era di circa 107.000 ha/anno.

In valori assoluti l'occupazione annuale di terreni in questi 28 paesi è stata di 114.000 ha/anno (1990-2000), 102.000 ha/anno (2000-2006) e 98.500 ha/anno (2006-2012), di cui il 46,2% appartiene alla categoria dei terreni coltivabili e delle colture permanenti, il 26,7% a zone di pascolo e agricole miste, e il 16,3 % a foresta e bosco di transizione. (Fonte dati: Corine Land Cover changes 2006-2012).

La costruzione di aree residenziali, infrstrutture, distretti commerciali ed industriali è la principale causa del consumo del suolo e della frammentazione dell'ecosistema.

La perdita di terreno dovuta all'espansione delle infrastrutture influenza i servizi ecosistemici, sia direttamente (biomassa e approvvigionamento alimentare) che indirettamente (regolazione del clima, stoccaggio delle emissioni di carbonio, controllo dell'erosione e del dissesto idrogeologico, purificazione delle acque e tutela della biodiversità).

Fig. 10,11,12,13 Cantiere per la costruzione di una nuova infrastruttura nel nord Italia, vicino a Treviso. A sinistra l'area nel 2015, a destra la stessa area nel 2016
Fonte: Landtake Report 2017, ISPRA Italian Institute for environment protection and research

In Italia la perdita di servizi ecosistemici dovuta al consumo del suolo è stata stimata (da un punto di vista economico) dall'Istituto Italiano per la Protezione Ambientale (ISPRA) e il rapporto emesso mostra che il costo approssimativo per ettaro perduto varia dai 30.591 ai 44.400 €. Per quanto riguarda la distribuzione di tale costo, il valore più alto è legato all'agricoltura (45%), all'erosione (20%), allo stoccaggio delle emissioni di carbonio (14%) e all'infiltrazione dell'acqua (14%). Per concludere, si può ragionevolmente affermare che il consumo di terreni per uso agro-forestale influenza esattamente quelle funzioni di base che l'ambiente dovrebbe fornire per tale uso: approvvigionamento di materie prime (come cibo e acqua) e assorbimento dei rifiuti (ad esempio la CO2 dei processi produttivi).

Fig 14 Esempio di eco-ponti come corridoio ecologico artificiale per la fauna selvatica
Fonte: Landscape fragmentation in Europe -EEA Report 2/11

La frammentazione dell'ecosistema e la perdita di biodiversità sono fenomeni strettamente legati alla diffusione dell'allevamento intensivo. Fin dal primo dopoguerra, l'allevamento intensivo è stato caratterizzato dalla monocoltura (in particolare cereali e foraggio), dalla riduzione della varietà e diversità delle colture, dalla meccanizzazione della catena produttiva, dall'uso di prodotti fitosanitari e fertilizzanti chimici, e la rimozione di tutti quegli elementi naturali (o semi-naturali) che potrebbero rappresentare un ostacolo per le macchine agricole (vedi Fig. 15-16).

Fig. 15, 16 Coltura di mais in una normale azienda agricola nell'area della Pianura Padana, nord Italia

Per ripristinare l'equilibrio dell'ecosistema, è necessario ricreare il modello di ambiente tradizionale, dove folte siepi racchiudono i campi coltivati.

Fig. 17, 18 Coltivazioni di verdure in un'azienda agricola biologica a Modena, nord Italia, circondate da folta vegetazione

Lunghe file di alberi e cespugli autoctoni (diversi a seconda del clima locale) aumentano la resistenza delle coltivazioni contro i parassiti. La presenza di una grande varietà di cespugli favorisce la biodiversità degli animali, più specificatamente degli insetti entomofagi (cioè insettivori), e consiste in un corridoio ecologico necessario per la fauna selvatica, come uccelli e mammiferi.

Piccole isole di cespugli diventano aree centrali, in cui la biodiversità può trovare il proprio habitat specifico e creare una comunità stabile. Una notevole presenza di insetti e altre specie animali che vivono in siepi e cespugli rende l'ecosistema agricolo non solo più ricco in termini di biodiversità, ma anche più forte contro i parassiti, e sostiene la catena alimentare favorendo la biodiversità e la fertilità del suolo, e attraendo impollinatori, che aumentano anche la produttività agricola.